L'idea di un'attrazione universale fra i corpi risale a molti secoli fa. C'è chi addirittura fa risalire non solo essa, ma anche la legge dell'inverso del quadrato ai greci di età ellenistica1.

Quel che è certo è che Robert Hooke era arrivato indipendentemente all'ipotesi di gravitazione universale: nel suo libro Micrographia (pubblicato nel 1665, quindi prima che Newton concepisse quest'idea) viene già esposta l'idea che la Luna graviti intorno alla Terra.

Col passare degli anni Hooke formulò più estesamente la sua idea, esponendola pubblicamente (mentre Newton la teneva per sé). Finalmente, nel 1680, ipotizzò che la forza agente tra i pianeti ed il sole fosse proporzionale al reciproco del quadrato della distanza relativa. Idea peraltro non nuova, visto che Kepler per esempio l'aveva considerata finendo poi per rigettarla. Hooke arrivò a supporre che la soluzione delle equazioni del moto in quel caso fosse un "elliptueid"2.

Rimaneva solo un problema: né Hooke né gli altri potevano dimostrare nulla, visto che non sapevano eseguire i calcoli necessari. Newton sì, e li aveva anzi già completati3 (scoprendo che l'orbita risulta esattamente un'ellisse). Nel 1686-87 apparirono i Principia Mathematica e... il resto è storia.


1. L. Russo, La rivoluzione dimenticata (Feltrinelli, 1996).
2. A. Rupert Hall, From Galileo to Newton (Collins 1963; edizione italiana Feltrinelli, 1982). Il termine usato da Hooke non esiste in inglese, dove ellisse si dice ellipsis; può quindi essere reso con "ellissoidico", cioè una curva simile ma non uguale ad un'ellisse.
3. Una bellissima ricostruzione del procedimento seguito da Newton si trova nella cosiddetta "Lezione perduta" di Feynman, oggi pubblicata in italiano nel libro "Il moto dei pianeti intorno al Sole", di D.L. e J.R. Goodstein (Zanichelli 1997).