Sin dai suoi esordi, la Fisica moderna è stata caratterizzata dall'esigenza di rigore matematico-quantitativo, sia dal punto di vista teorico che da quello sperimentale. Si tratta di un aspetto chiave di quello che Alexandre Koyré chiama il passaggio "dal mondo del pressappoco all'universo della precisione".
Dal punto di vista sperimentale questo si estrinseca nella richiesta di una sempre maggior precisione ed accuratezza delle misure; da quello teorico nella necessità di un apparato matematico che permetta deduzioni quantitative le più rigorose possibili di fenomeni osservabili. Ed in effetti l'una cosa non avrebbe senso senza l'altra. Fu proprio la combinazione di rigore matematico e di precise osservazioni che permise alla meccanica Newtoniana di trionfare sulle rivali, che permise la scoperta delle onde Hertziane, e tante altre cose.
Da una teoria fisica quindi si richiede come conditio sine qua non che riesca ad esprimere in forma quantitativa, dunque matematica, i suoi concetti, le sue deduzioni e le sue predizioni empiriche: nessuna costruzione intellettuale, per quanto attraente, può nemmeno cominciare ad essere presa in considerazione come teoria fisica compiuta se non soddisfa questa richiesta. La soddisfa la TOC? La mia risposta è no.
La miglior prova di questa affermazione è che le predizioni che Cassani stesso offre come testimonianze del successo della TOC sono o puramente qualitative, o sono dedotte in modo inaccettabilmente lacunoso, o non sono dedotte per niente. Porto come primo esempio uno scelto fra quelli forniti nel messaggio d'apertura si questo dibattito: la presunta spiegazione del valore della Costante di Struttura Fine a, come esposta nel libro "Einstein aveva ragione: Dio non gioca a dadi" (edizioni Demetra, capitolo "Il mistero svelato della costante di ctruttura fine", pag. 234 e seguenti) e nel sito Web. Si tratta del punto di tutta l'opera di Cassani in cui apparentemente più ci avviciniamo ad una deduzione quantitativa valida. Ma è solo un'impressione superficiale.
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dove il segno +- indica i due segni necessari per le due direzioni
relative (redshift e blueshift) e b = v/c nel
caso dell' atomo di Bohr vale 1/137. Ponendo1/l = lunghezza d'onda in unità della
lunghezza dell'orbita = 137 si ottengono rispettivamente i numeri (non
interi: ma la condizione di risonanza delle onde dov'è finita?)
138.00368 e 136.00362. Inoltre secondo Cassani si dovrebbe prendere la
media aritmetica di questi valori: ma la media è 137.00365 che
non è né 137, come dovrebbe essere secondo Cassani,
né compatibile col risultato sperimentale per 1/a = 137.035989 +- 0.000006 (occhio agli zeri!). Se
la differenza sembra piccola, si tenga conto che è comunque
5000 volte maggiore dell'errore sperimentale.
Si potrebbe continuare a lungo ad elencare errori ed omissioni su argomenti importanti e meno importanti, ma questo può bastare come inizio. Certo l'assenza di prove non è una prova di assenza, ed è quindi possibile che Cassani abbia in realtà sviluppato un poderoso apparato formale che risolve alcuni dei problemi che ho sollevato qui sopra (certamente non le obiezioni 2 e 3). In tal caso sarà necessario che lo esponga ora, visto che nonostante abbia avuto molte occasioni e molte richieste in proposito, a partire almeno dal 1996, questo non è mai successo.
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Ricordando l'espressione per l'accelerazione centripeta si ha e2/r2 = F = m v2/r e perciò, l'integrando essendo costante,
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dove l'ultimo passaggio si ottiene applicando la formula ad un
periodo.