> Che fa un fisico se non è impiegato nella ricerca?
Qualche anno fa (inizio 1999) uscirono i risultati di una ricerca commissionata dalla Società Italiana di Fisica ( R. Anni e A. Rossi, Il Nuovo Saggiatore, vol. 15, p. 11) sui laureati italiani in Fisica nel quadriennio 1993-1996, con riferimento alle prospettive occupazionali. (Statistiche più aggiornate, ma meno specifiche, si possono trovare sul sito di Almalaurea.)
Fra quelli che hanno risposto al questionario, il 39% aveva un impiego stabile, il 40% uno a tempo determinato, il 6% saltuario, il 9% nessuno. Il tempo medio per ottenere un lavoro (stabile o a tempo determinato) è di un po' meno di un anno, in diminuzione rispetto ad un' indagine precedente svolta negli anni ottanta. È però evidente la tendenza alla trasformazione del lavoro stabile in lavoro a tempo determinato, non sorprendente visto che questa è la tendenza generale nel mercato del lavoro.
Tra quelli occupati, il 16% sono all'Università, l'11% nella ricerca, il 4% negli enti locali, l'11% nella scuola (in vistoso calo), il 35% nell'industria, il 3% nel commercio. Per circa i 2/3 la laurea è rilevante per il lavoro svolto. Fra gli occupati nell' industria il 47% sono nel settore informatico, il 31% nell'elettronico, il 15% nel meccanico, il 6% nel chimico. Non è specificato cosa facciano gli impiegati nei settori enti locali o commercio, ma la mia impressione è che in maggioranza lavorino nell' informatica (non dovrebbero però mancare impieghi tecnici come rilevazioni ambientali ecc.).
Una considerazione importante: il tipo di lavoro sembra dipendere abbastanza dalla provincia di residenza. Così tra i laureati di Torino si trova una larga percentuali di impiegati nell' industria meccanica (ma vé!), a Messina nell' industria elettronica (c'è la ST a Catania), a Roma e Napoli nella pubblica ammministrazione, ecc.. In altre parole, si tende a prendere il lavoro vicino a casa, anche se magari non è proprio quello che uno vorrebbe. Ma il rovescio della medaglia, che per una volta è positivo, è che se uno ha voglia di spostarsi ha buone possibilità di trovare il tipo di lavoro che desidera.
Concludo con qualche considerazione personale. Credo che sia decisamente meglio, sotto tutti i punti di vista, essere un buon laureato in una disciplina che piace che uno mediocre in una che "dà un lavoro". Intanto va considerato che gli anni di università sono anni di vita, non solo di preparazione alla vita; tanto vale che siano piacevoli, e io penso che un' avventura intellettuale quale la scoperta della fisica e della matematica sia tra le cose più piacevoli e stimolanti che si possano sperimentare senza togliersi i vestiti:-). Poi, l'università fatta seriamente è molto impegnativa, e non credo si possano avere risultati veramente buoni senza avere una certa passione per quello che si fa. Meglio dunque un buon laureato in fisica che uno mediocre in ingegneria! È fuor di dubbio che un ingegnere o un informatico trovano lavoro più rapidamente, ma un fisico non è affatto messo male, specialmente se è disposto a cambiare città.